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La pastry chef

Ciao, sono Nancy Sannino 24 anni, figlia del Vesuvio, cresciuta a suon di pane, ricotta di fuscella e confettura di albicocche pellecchielle, le albicocche della nostra terra.Sono entrata in cucina per un infortunio. Mi preparavo per diventare ballerina professionista, ma un incidente dopo 10 anni di studio mi ha messo fuori gara.La passione per i dolci mi prese, ma dopo il cuore serviva la ragione per comprendere le reazioni chimiche di quella che mi sembrò subito un’arte pronta a sostituire la danza.Così ho iniziato a studiare e a fare la gavetta. Prima in due pasticcerie storiche napoletane poi alla Cast Alimenti. Un percorso costellato di sacrifici che mi hanno portato alle 5 stelle tanto desiderate il giorno del diploma. E al tirocinio pazzesco dal maestro Rinaldini, seguito poi da un’assunzione a tempo pieno e da qualche anno di intenso lavoro. Avevo anche un altro desiderio: Parigi, per me capitale della pasticceria internazionale. Ottenni un mese di prova come commis di patisserie da Yann Couvreur cui seguì l’assunzione. Ricordo ancora l’emozione della notizia mentre camminavo sotto la pioggia nei Jardin de Tuilleries. Ho lavorato tanto e nei turni notturni. Tra le ultime ad uscire dal laboratorio per poter apprendere tutto ciò che potevo. Nei miei giorni liberi facevo gli extra allo Hyatt Palace Paris come responsabile di reparto eventi. E dopo sei mesi sono stata nominata Chef de poste del punto vendita di Yann Couvreur alla Galeries Lafayette Gourmet. Dopo sei anni lontana da casa, ho avvertito il bisogno di tornare nella mia città per esprimere tutto quello che avevo imparato in una modalità più personale. La pandemia mi ha offerto questa possibilità: fermarmi un attimo, studiare ancora e cercare la mia strada.

CELESTINA
La mia strada si chiama Celestina, la pasticceria che ho aperto a Pollena-Trocchia.Una partenza molto legata alla terra e ai ricordi anche se dal giorno seguente Celestina ha dichiarato la sua anima internazionale sospesa tra il Vesuvio e la Torre Eiffel. Una pasticceria franco-napoletana, come è stata subito definita dai golosi del settore.La formula non prevede una contrapposizione tra basic e gourmet o, ancora peggio, tra tradizione e innovazione. Il fil rouge è la qualità degli ingredienti, l’utilizzo del puro cioccolato, la devozione al burro, l’ossessione per i migliori pistacchi e nocciole.Adoro i macaron che per me sono un po’ come la Madeleine di Proust. Il ricordo di Parigi è ancora fresco e i macaron insieme alla pastiera sono l’esempio di questa filosofia franco-napoletana. Insomma, mi divido equamente tra sfogliatelle e babà, tra Paris Brest e ganache. Ed è questa la formula che mi ha suggerito la pandemia: far viaggiare cuore e palato tra le nuvole!

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